A.C. 4200-A
Vorrei partire, signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, signora sottosegretaria, da una considerazione forse banale, e cioè io credo che a nessuno possa neanche venire in mente che questo decreto sia in grado o abbia la pretesa di risolvere la questione meridionale; direi missione impossibile per lo strumento di cui stiamo discutendo. Credo che forse, in maniera più coerente, possa condursi un esame per stabilire se questo decreto-legge va nella giusta direzione, se questo decreto si inserisce in un percorso e se, in questo percorso, questo decreto non affronta alcuni snodi fondamentali, perché di decreto-legge stiamo parlando, non della riforma delle politiche nel Mezzogiorno d'Italia.
E allora, c’è, io credo, in questo decreto, stando al merito della questione, una linea coerente, perché, guardate, quando si dice i ritardi, le asimmetrie territoriali, qui si fa un intervento che guarda al mondo della sanità e che non risolve tutti i problemi della sanità, ma che va nella direzione di dotare il Mezzogiorno di strutture di avanguardia e che si pone, contestualmente, la questione e il problema di qualificare il personale che quelle strutture deve utilizzare. Siamo in presenza di una scelta, quella di implementare il credito di imposta con un radicamento territoriale, che non risolve i problemi denunciati dallo Svimez, ma che va nella direzione giusta per affrontare quei problemi, rendere quei territori attrattivi perché convenienti dal punto di vista degli investitori e attrattivi perché interessati da interventi complessivi di recupero ambientale e territoriale.
Io non penso, quando affrontiamo la questione dell'articolo 2 e dell'emergenza per superare l'infrazione comunitaria, all'infrazione comunitaria. Credo che sia più utile pensare all'intervento in sé, che aiuta a risolvere un problema di degrado ambientale e territoriale gravissimo che non è stato possibile risolvere attraverso la frammentazione degli interventi. Non so se il commissario unico raggiungerà lo scopo; so che tutti i commissari parcellizzati non lo hanno risolto, e quindi, siccome dobbiamo scegliere fra più commissari, e siamo certi che non lo hanno risolto, e una scelta di coordinamento centralizzato, con un unico commissario, penso che dobbiamo provare a fare qualche cosa di diverso da quello che abbiamo tentato di fare fino a questo momento, dove si è pagata una miopia territoriale, perché nelle singole situazioni – penso anche alla mia regione, la Puglia – forse si è preferito declamare una soluzione fantastica, per cui, diciamo così, lo dico con un paradosso, ovviamente, si dovesse puntare al fatto di bere l'acqua che usciva dai depuratori, e quindi pensare a soluzioni immaginifiche, senza fare i conti con una realtà nella quale attualmente noi non sappiamo dove vanno i reflui, non sappiamo come i reflui vanno in falda e, quando i reflui vanno in falda, non siamo in condizione di controllarli.
E, allora, oggi si propone un intervento che rende possibile l'utilizzazione delle risorse, che risponde all'infrazione comunitaria, ma che, soprattutto, risponde a un'esigenza ambientale e territoriale di quelle aree. Quindi, questo credo che sia il filo conduttore: dobbiamo fare una politica di coesione territoriale che tenda ad omogeneizzare i livelli di sviluppo del Paese. Abbiamo individuato, ha individuato il Governo con questo decreto, e in Commissione alcuni profili sono stati migliorati, quali sono i punti di criticità rispetto ai quali il Mezzogiorno può recuperare un terreno rispetto alle aree più progredite del Paese. Da questo punto di vista, credo che la vicenda di Taranto sia emblematica. Ora, mi permetto di dire che non ho vissuto la drammaticità di un confronto fra la scelta del Governo, che si sarebbe attestata sulla conservazione, e una scelta rivoluzionaria, che guarderebbe alla decarbonizzazione. Tutti guardiamo alla migliore utilizzazione delle migliori tecnologie disponibili, ma l'intervento pubblico, e penso all'intervento del collega Scotto, che viene valorizzato nel Mezzogiorno con questo decreto, significa bonifiche, significa recupero ambientale.
Poi ci vuole un operatore industriale, che faccia gli investimenti sulla fabbrica e nella fabbrica che non possono essere fatti dallo Stato, perché aprirebbero una questione europea; quegli investimenti, però, si intersecano con il recupero ambientale, e quell'imprenditore dovrà legarsi al piano industriale: che potrà in qualche maniera essere adeguato, ma non contrastato dalla scelta dello sviluppo produttivo. Ma fuori da questa ipotesi non c’è alcuna scelta possibile. E guardate che questo decreto-legge, che è un'evoluzione delle scelte, secondo me dà un segnale importantissimo nel momento in cui dice: i commissari restano in carica fino al completamento dell'ambientalizzazione, perché quello che è stato rimproverato alle precedenti soluzioni normative era che ad un certo punto si delegasse al soggetto privato che arrivava il completamento di quest'opera, con un'incertezza che aleggiava sulla possibilità che l'intervento fosse effettivamente efficace. Qui è stata fatta una scelta io credo di grande coraggio e di grande saggezza, perché si è detto: contestualmente all'avvio dell'attività dell'imprenditore resta il monitoraggio, il controllo, l'attività della struttura commissariale in funzione del recupero ambientale; e in funzione non solo del recupero ambientale, ma anche del recupero sociale, perché in questo decreto-legge c’è ed è fortissima la tensione verso la riconnessione del tessuto sociale. Si prendono 30 milioni e si mettono per interventi nel corpo vivo della società.
Sono questioni semplici ? No. Ripeto: è una linea di tendenza, come diceva la collega Cardinale; cioè un'attenzione al Mezzogiorno diversa, perché non è un'attenzione che dà al Mezzogiorno alcune risorse e dice «vediamo che cosa siete capaci di fare», ma è una direzione che impegna risorse, ma impegna il Mezzogiorno a seguire una direzione di sviluppo all'interno di una politica nazionale che questo Governo rivendica, giustamente rivendica, e che nel confronto con le opposizioni (vedi gli emendamenti che sono stati approvati) viene valorizzata.
Questo, io credo, è l'approccio, consentitemi la piccola immodestia: è l'approccio rispetto allo strumento di cui stiamo discutendo. Andiamo nella direzione giusta; penso che sia questo un ulteriore passo nel percorso verso il riavvicinamento delle aree più degradate del Paese a quelle più fortunate.